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  • 17-02-2021
“IL CONCORSO NELLA BANCAROTTA PREFERENZIALE DEL CONSIGLIERE DI CDA IN UN CASO DI COMPENSAZIONE DEL CREDITO PRIVILEGIATO" di Isabella Faggi

Nel caso di specie, il Presidente del CDA ed il Consigliere di una società dichiarata fallita venivano tratti a giudizio, a titolo di concorso nel reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, per aver effettuato un pagamento preferenziale in favore della società di cui quest’ultimo era Presidente del CDA, mediante la cessione di un immobile di proprietà della prima, a parziale soddisfo del credito vantato nei suoi confronti.

In sede di udienza preliminare, veniva dimostrato come il Consigliere della società in realtà non avesse mai svolto effettivamente poteri gestionali e/o di indirizzo della fallita e, conseguentemente, non fosse a conoscenza dello stato di insolvenza della società al momento della cessione dell’immobile in favore della società da lui rappresentata.

Inoltre, veniva provato come l’atto distrattivo fosse stato programmato ed attuato esclusivamente dal coimputato mentre il Consigliere aveva aderito alla cessione del bene al solo scopo di mantenere gli accordi commerciali con la fallita – all’epoca ancora in bonis – e di recuperare parte del credito vantato dalla società da lui rappresentata nei confronti di quest’ultima.

Sulla base di tali elementi, il Giudice ha ritenuto di emettere sentenza di non luogo a procedere nei confronti del Consigliere del CDA, aderendo all’orientamento giurisprudenziale della Corte di Cassazione secondo cui per poter affermare la responsabilità penale dell’extraneus a titolo di concorso nella bancarotta commessa dall’amministratore, occorre che egli abbia dato un “contributo giuridicamente rilevante” alla verificazione dell’evento (cioè il pagamento preferenziale) e che di tale contributo questi abbia avuto la “coscienza e volontà”; ossia, occorre la dimostrazione che la sua condotta abbia determinato o favorito la commissione dei fatti di bancarotta da parte dell’amministratore (vds. Cass. Pen., Sez. V, n. 44107/2018; Cass. Pen., Sez. V, n. 40998/2014).