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  • 13-05-2022
NOTIZIE DAL CNF: "DAL CSM ALLE LITI FISCALI E AI COMPENSI: NON SONO RIFORME PERFETTE MA VANNO RICONOSCIUTI I PASSI AVANTI"

Riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm. 

Non è la riforma migliore possibile e a tratti lascia irrisolte non trascurabili questioni, alcune peraltro oggetto di materia referendaria, ma è sicuramente migliore della proposta originaria ed è apprezzabile nei contenuti che mirano a riequilibrare funzioni e poteri degli attori della giurisdizione. La proposta, infatti, tiene conto anche di alcune indicazioni e dei contributi che l’avvocatura istituzionale ha inteso conferire, con particolare riferimento al diritto di voto dell’avvocatura in seno ai Consigli giudiziari, con preventivo parere del Coa di riferimento. In occasione delle interlocuzioni con il ministero della Giustizia, il Cnf aveva ugualmente proposto di valutare l’opportunità del parere del Coa anche per le valutazioni positive e pertanto se ne apprezza l’inserimento.
Anche sull’organizzazione degli uffici giudiziari si prende atto che c’è la consapevolezza che l’avvocatura non può restare esclusa dall’organizzazione, con una partecipazione attiva regolamentata e non più affidata alle buone prassi.
Non poche perplessità e molto sconcerto suscita, però la decisione di Anm di proclamare lo sciopero contro la riforma. Fino all’ultimo momento abbiamo confidato in un ripensamento circa l’opportunità di un’azione che a parere dell’avvocatura non si giustifica. La Costituzione attribuisce alla magistratura una funzione essenziale e come tale è rivendicata dalla stessa, salvo poi ignorare che tale natura non si concilia con lo strumento adottato per difendere una mera posizione “di categoria” in un momento storico in cui il senso di dovere e di responsabilità, oltre che di ragionevolezza, dovrebbero prevalere su tutto. Lo “spirito delle leggi” che informa il nostro ordinamento e contribuisce alla conservazione della democrazia assoggetta anche e soprattutto chi è chiamato ad osservarla ancor prima di applicarla.

Parametri forensi.

L’avvocatura attende con ansia l’approvazione in via definitiva dell’aggiornamento dei parametri forensi. Al Cnf è attribuito per legge l’onere della proposta di adeguamento. Onere che è stato assolto in tempi brevi anche per consentire il perfezionamento della procedura di consultazione con Ordini territoriali e associazioni forensi. Proposta il cui contenuto ha incontrato anche il parere favorevole del Consiglio di Stato. Si tratta di un aggiornamento dovuto e necessario, tenuto conto che l’adeguamento ultimo risale al 2014 e che questa volta potrebbe beneficiare degli indici rivalutativi relativi all’aumento medio del costo della vita, con espresso riferimento ai costi e alle spese correnti che l’avvocato sostiene nell’esercizio della sua attività professionale.

Equo compenso.

La proposta di modifica dell’equo compenso per la remunerazione degli avvocati, poi estesa anche alle altre categorie professionali, ha il pregio di reinquadrare come si può e come si deve il lavoro e i compensi dei professionisti nella cornice costituzionale dell’articolo 36. Il disegno di legge in esame, anch’esso non il migliore in senso assoluto, ha il pregio di arginare la tendenza dei contraenti forti a sfruttare i richiami testuali alle “convenzioni” per restringere il campo di applicazione, e a prevedere comunque come necessario il rinvio ai parametri forensi per la determinazione del carattere equo del compenso.
È inoltre certamente apprezzabile la legittimazione – per i Consigli territoriali – ad adire l’autorità giudiziaria per violazioni delle disposizioni vigenti in materia di equo compenso. In attesa che maturino tempo e consapevolezza dell’opportunità di istituzione di un Garante, quale autorità indipendente, l’avvocatura coglie con favore la proposta di istituire un Osservatorio nazionale con il coinvolgimento di un rappresentante per ogni Consiglio nazionale dei professionisti. Non si comprendono se non con un malcelato tentativo di rallentare o peggio inibire ancora una volta la riforma, le censure al progetto sollevate da accademici e condivise solo alla vigilia della discussione. La proposta di riforma se approvata ( deve essere approvata oggi e non domani) garantirebbe almeno l’equa remunerazione dell’attività espletata dal professionista senza la mortificazione di incarichi che tradiscono il principio e il valore della dignità.

Giustizia tributaria.

Il Consiglio nazionale forense, a dispetto di quanto lamentato in alcuni contesti, segue con altrettanta cura e attenzione le proposte di riforma della giustizia tributaria.
Pur ritenendo, infatti, che solo attraverso una progressiva razionalizzazione dell’ordinamento tributario, sarà possibile ottenere un vero e proprio cambio di rotta nei procedimenti di giustizia tributaria, auspica che tale obiettivo acceleri una riforma organica della giustizia tributaria e che conduca alla piena attuazione dei requisiti di indipendenza, terzietà e imparzialità richiesti dall’articolo 111 della Costituzione. Una riforma che assicuri l’attuazione di un “giusto” processo tributario e, con esso, il corretto esercizio della funzione impositiva mai prescindendo dalla difesa tecnica specializzata e dal rispetto di regole professionali e deontologiche condivise.
Ad oggi pendono ben quattro disegni di legge in Parlamento: sarà forse prudente e opportuno aspettare di confrontarci su una proposta se non unitaria almeno completa di tutti gli aspetti critici ( compresi quelli non trascurabili e necessari in una fase di transizione con l’ineludibile contributo dell’avvocatura specialistica).