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  • 03-11-2021
"UNA RIFORMA DI SISTEMA, LE PRIORITÀ PER LA GIUSTIZIA DEL NOSTRO PAESE" dal CNF

Quali sono le priorità per la giustizia dal punto di vista della categoria forense?

«Il Consiglio nazionale forense e l’intera avvocatura si sono da sempre spesi per una riforma organica e pragmatica della giustizia. I tempi ragionevoli e soprattutto la qualità della giustizia non sono perseguibili soltanto con una riforma delle norme di rito ma unicamente con un approccio riformatorio di sistema, oggi più che mai possibile in virtù dei fondi europei. Gli avvocati, che quotidianamente vivono la realtà delle aule di tribunale, hanno individuato nella carenza del numero di magistrati e personale amministrativo, nella inadeguatezza delle strutture giudiziarie, nella mancanza di una seria organizzazione di stampo “manageriale”, la principale causa delle lungaggini processuali. Con l’istituzione dell’Ufficio per il processo, si raggiunge, in parte, l’obiettivo di una organizzazione più strutturata e celere a supporto del giudice, a cui sarà affiancato uno staff di giovani giuristi per incrementare la capacità produttiva dell’ufficio giudiziario. Ma è una misura temporanea - per quanto in numero sostenuto (oltre 16 mila neolaureati) -, che potrebbe non essere sufficiente per smaltire tutto l’arretrato». 

Quali sono i profili più critici di questa stagione riformista della giustizia sia sul piano civile che penale?

«Il rischio maggiore è la probabile riduzione delle garanzie di difesa per i cittadini che chiedono giustizia. Sul testo di riforma del processo civile il governo è intervenuto quasi unicamente con modifiche al codice e alla procedura, configurando un regime di preclusioni, sebbene affievolito, per i difensori e alimentando 'filtri' che di fatto limitano il diritto di accesso alla giustizia dei cittadini. Un rischio che l’avvocatura aveva ravvisato fin dall’inizio e che non è giustificato dal raggiungimento della riduzione dei tempi dei procedimenti civili - per rispettare l’impegno del Governo con l’Europa ed accedere ai fondi del Recovery - a scapito dei diritti costituzionali degli individui. Dall’altra parte, invece, con l’emendamento Cartabia al disegno di legge delega Bonafede sulla giustizia penale, si è ristabilito un corretto equilibrio per gli imputati e il diritto, sancito dalla Costituzione, a un tempo ragionevole del processo, grazie al superamento del blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio».

È stato detto che tra i motivi che bloccano la giustizia c’è l’alto numero di avvocati, Cosa ne pensa?

«Dispiace, ancora una volta, dover stigmatizzare quanto affermato sugli avvocati da esponenti di spicco del potere giudiziario italiano, per i quali la colpa della lentezza della giustizia in Italia sarebbe da attribuire al numero “eccessivo” di avvocati che rallenterebbero i tempi e la durata dei processi e renderebbero inefficace ogni proposta di riforma sul tema. Ripetutamente si tende a puntare il dito contro gli avvocati, colpevoli di essere “troppi”. È un’analisi che non sembra, nei numeri e soprattutto nei fatti, corretta e obiettiva. Sarebbe interessante acquisire i dati relativi a fondate condanne per lite temeraria ma non se ne fa mai menzione nelle analisi che si sprecano, forse perché il dato può considerarsi trascurabile ai fini statistici. Non è dato, quindi, comprendere come il numero elevato di avvocati possa moltiplicare le cause e ancora meno come possa incidere sul numero delle impugnazioni senza voler considerare i filtri, inaccettabili, che inevitabilmente rischiano di limitare l’attività del difensore da svolgere nell’esclusivo interesse della difesa dei diritti e, come tale, a garanzia di una funzione che è pubblica al pari della magistratura».

Si è parlato di “fuga” dalla professione di avvocato. Quali sono i cambiamenti e le sfide che l’avvocatura deve affrontare nel prossimo futuro?

«L’avvocatura dovrà sicuramente ripensare in maniera costruttiva l’accesso alla professione, la formazione, il suo ruolo e le sue funzioni rendendosi capace di interpretare il cambiamento senza snaturarsi. Il ruolo dell’avvocato ha avuto per i Padri costituenti e ha ancora oggi una valenza sociale di garante dei diritti da preservare e sostenere. Una riforma necessaria e completa per la formazione degli avvocati deve quindi saper disegnare, sin dal percorso universitario, un iter che sia di vero e reale indirizzo e di preparazione al successivo tirocinio da svolgere. L’obiettivo è di formare il futuro avvocato dal punto di vista dello sviluppo di conoscenze e competenze e, soprattutto, anche dal punto di vista di una profonda sensibilità verso l’irrinunciabile rilievo costituzionale e sociale della professione forense».

 

 

 

 

 


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